Mercoledi, 24 aprile 2024 - ORE:07:55

Upside Down – “famolo strano”

Upside Down

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Upside Down: il tema dei mondi separati

In un sistema solare parallelo, due pianeti gemelli orbitano insieme tenuti vicini dalle rispettive opposte forze di gravità; ciò fa sì che si sviluppino due umanità distinte, quella del “Mondo di Sopra”, ricca e prospera, che vive alle spalle della popolazione del “Mondo di Sotto” sfruttandone le risorse energetiche mentre la popolazione versa in uno stato di totale degrado e povertà. Naturalmente ogni connessione o comunicazione tra i due popoli è vietata e punita severamente dalla “polizia di confine”; unico punto di contatto fisico tra i due mondi è rappresentato dalla torre della società “TransWorld”, gestita da funzionari del Mondo di Sopra.

Non poteva mancare il tema dell’amore

Questo è l’incipit di “Upside Down”, ultima “fatica” del regista argentino Juan D. Solanas il quale, oltre a dirigere il film, ne ha anche scritto la sceneggiatura; alla sua quarta opera cinematografica, Solanas concepisce un distopico mondo fantascientifico, cercando di coniugare elementi shackespeariani (sempre i soliti) ad un’ambientazione quasi onirica per raccontare la tormentata storia d’amore tra Adam, il Jim Sturgess reduce da Cloud Atlas e La Migliore Offerta , e Eden, una radiosa quanto bipolare Kirsten Dunst. Insomma, in pratica un “Romeo e Giulietta” 10.0.

La storia di Adam e Eden

Dopo un prologo dalla funzione prettamente informativa in cui la voce narrante di Adam ci spiega, quasi fossimo a scuola, la fisica che regola i due mondi, assistiamo ad un fugace flashback che ci racconta come la passione del piccolo Adam fosse quella di scorrazzare su per le pendici di una montagna talmente alta da arrivare quasi a toccare la sua gemella nel Mondo di Sopra; tutto questo per inseguire della api rosa (sì, avete letto bene) il cui nettare ha proprietà alquanto peculiari come quella di far levitare i gustosi pancakes della zia… In una delle sue scorribande il piccolo Adam incontra Eden. I due si innamorano.

Ma attenzione: aspettate un attimo…

Vi sembra di notare una certa discontinuità in tutto ciò? Esatto, tra il momento in cui i due bambini si incontrano per la prima volta e quello in cui si trovano a pomiciare nelle posizioni più improbabili consentite dalla differenza di gravità come due adolescenti in piena crisi ormonale (il bacio “invertito” dello Spiderman di Sam Raimi ormai è vecchia scuola per la Dunst) non c’è niente, niente. Una storia d’amore ancora più rapida rispetto a quella tra Marius e Cosette ne “Les Miserables” di Tom Hooper.

Le belle favole durano poco

Durante un incontro gli innamorati, fino ad allora confinati nella relativa sicurezza offerta dalla vetta della montagna, decidono di esplorare il “Mondo di Sotto”; poiché infatti Eden è attratta solo dalla gravità del proprio pianeta, si arrampica stretta sulle spalle di Adam il quale la guida in una romantica gita tra i boschi (dovevano aver appena visto “Twilight) saltellando come un astronauta. Colti in flagrante dai poliziotti, il ragazzo cerca di “calare” Eden sul suo pianeta ma viene colpito e la giovane cade rovinosamente sbattendo la testa al suolo.

Dieci anni dopo Adam proverà a mettersi in contatto con la sua ragazza la quale, a seguito della caduta, ha completamente perso la memoria.

upside_down_jim_sturgess_h_2013

upside-down-jim-sturgess-kirsten-dunst-foto-dal-film-5Un film con poca sostanza?

Se leggendo questa breve sinossi dei primi venti minuti di film iniziate già a provare una sensazione di deja-vù, avete proprio ragione; il problema critico dell’opera sta infatti proprio nelle sue fondamenta, la sceneggiatura: se infatti non possiamo non apprezzare le scelte di regia dettate dall’originalità del contesto in cui si svolge la storia, d’altra parte rimaniamo basiti di fronte al montaggio povero di elementi di raccordo o trovate banali (e anche un po’ “truzze”) come quella delle api rosa.

Le stesse identiche tematiche affrontate ciclicamente da molti film

I personaggi quando non danno l’idea di essere figurine schizofreniche, sono dotati della profondità psicologica di una boccia per pesci rossi; ciò di conseguenza riduce i dialoghi a voli pindarici su tematiche o battute monosillabiche nei momenti che vorrebbero(?) essere più intensi. Le tematiche proposte sono state affrontate più e più volte dal cinema ma non vengono ugualmente rielaborate; anzi, semmai sono riproposte con una superficialità allarmante contribuendo ad alimentare il senso di aridità che permea tutti i 107 minuti del film. Ah già poi ci sono i cani, ma non perdete tempo a chiedervi il perché.

Upside-Down-posterAnche se alcuni aspetti sono da rivedere, non tutto è andato storto

Il film non è totalmente da buttare, si salvano, come già accennato, alcuni espedienti di regia e di messa in quadro i quali rendono con efficacia vari aspetti del paradosso di trovarsi ad esempio a parlare con una persona in piedi su quello che sarebbe il nostro soffitto. Anche le scenografie ci presentano bene lo stridente confronto tra la pulizia e l’ordine del “Mondo di Sopra” contrapposti alla desolazione del “Mondo di Sotto”; ambientazioni evocative coadiuvate da una fotografia piuttosto efficace nel rendere l’intrinseca impossibilità di conciliazione tra le due realtà, con toni cromatici cupi e desaturati opposti a chiarezza e luminosità. Forse si esagera un po’ nell’uso del lens-flare, ma J.J. Abrams sarebbe contento di ciò.

Ciò tuttavia non basta a salvare un film che trova la propria debolezza se non nell’idea di base che in sé sarebbe stata molto interessante, piuttosto nel suo ampiamento narrativo e visivo pieno di cliché e richiami troppo evidenti ad altri film; per fare un solo esempio a volte si ha l’impressione di trovarsi in una delle ambientazioni oniriche progettate da architetti di Inception. Se Solanas dimostra insomma una certa perizia e puntualità registica (che a volte però sfocia nel virtuosismo), totalmente errato è il suo lavoro come sceneggiatore.

Dato che in fondo questa storia narra l’amore tra due giovani, avremmo gradito almeno sapere come questo amore impossibile possa essere sbocciato piuttosto che parlare di creme antietà (rosa anche quelle); insomma, il racconto si trascina a fatica verso un epilogo che vede i protagonisti nella veste di novelli Adam(o) ed Eva, talmente scontato che l’espediente del drammatico “falso finale” propostoci da Adam risulta letteralmente incredibile.



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