Martedi, 16 aprile 2024 - ORE:09:49

Hayao Miyazaki, il sensei dell’animazione

Hayao Miyazaki

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L’ultimo film -letteralmente- di Hayao Miyazaki: Si alza il vento

Infine ci siamo, finalmente anche nella mia città è passato Si alza il vento,  l’ultimo lavoro del grande Myazaki uscito in Giappone nel 2013 ma distribuito in Italia dopo ben un anno, nonostante la presentazione allo scorso festival del cinema di Venezia. Si alza il Vento però non è solo l’ultimo film in ordine cronologico ma è l’ultimo film della sua carriera da regista, una carriera costellata di grandi successi ottenuti grazie ad un grandissimo talento ma anche all’umiltà ed alla dedizione al lavoro caratteristiche del suo popolo.

Nato 73 anni fa a Tokyo, Miyazaki ha la fortuna di avere un’infanzia felice grazie alla condizione agiata della sua famiglia. Il padre infatti è proprietario di una fabbrica di componenti aerei. Proprio nella fabbrica del genitore nacque la passione del futuro regista per le macchine e soprattutto per gli aeroplani, uno dei temi più ricorrenti nei suoi film.

Fin da piccolo abilissimo disegnatore Hayao nell’adolescenza rimane folgorato dal mondo dei manga e degli anime e così dopo la laurea in Scienze politiche ed Economia, nel 1963 entra a lavorare alla Toei Animation.  Durante questo periodo conosce il regista  Isao Takahata con il quale stringe una forte amicizia ed un roseo sodalizio lavorativo. Infatti negli anni 70 i due vengono alla ribalta per la direzione della prima serie di Le avventure di Lupin III che si rivela un grande successo. Dopo aver collaborato ad altri storici cartoni animati come Heidi, Anna dai capelli rossi e Conan, il ragazzo del futuro nel 1979 Myazaki dirige il suo primo film d’animazione: Lupin III – Il Castello di Cagliostro con un ottimo riscontro al botteghino. Ancora una volta il ladro gentiluomo porta fortuna all’artista.

La svolta della carriera arriva però negli anni 80 quando dirige Nausicaa della Valle del vento, l’adattamento per il grande schermo di un manga di cui era il disegnatore ufficiale. I vertiginosi incassi della pellicola che esce nel 1984 gli permettono di aprire uno studio insieme all’inseparabile Takahata. Nasce così Studio Ghibli, un posto dove i due amici avrebbero potuto dare sfogo alla loro fantasia. Il primo film con il marchio Ghibli è Laputa – Castello nel cielo (1986), ispirato alla città omonima de “I viaggi di Gulliver”, a cui seguono il drammatico Una tomba per le lucciole e la favola moderna Il mio vicino Totoro che entra nel logo dello studio e viene premiato come film dell’anno. Nel 1989 con Kiki consegne a domicilio lo studio può fare un ulteriore salto di qualità, ingrandendosi ancora e puntando a sfondare le barriere di mercato uscendo dai confini giapponesi.

Così nel 1992 esce nel circuito mondiale  Porco Rosso, film su un asso dell’aviazione italiana degli anni anni 30 dal volto di suino, il cui titolo resta in italiano in ogni lingua, mostrando al mondo intero le capacità di Studio Ghibli. Dopo cinque anni ed una lavorazione travagliata viene alla luce Princess Mononoke, film ambientato in un mistico medioevo giapponese che tratta del difficile rapporto uomo/natura. Meravigliosa la storia e splendide le animazioni, l’intero mondo del cinema è unanime nel definirlo un capolavoro.

Dopo una breve pausa per dedicarsi ai giovani artisti cresciuti nel suo studio Miyazaki nel 2001 si ripete con La città incantata che incanta effettivamente gli spettatori e la critica di tutto il globo, vincendo prima l’orso d’oro al festival del cinema di Berlino e dopo conquistando pure l’oscar al miglior film d’animazione battendo dopo anni di dominio incontrastato la Disney. Nel 2004 alla mostra del cinema di Venezia partecipa con Il castello errante di Howl, tratto dal libro di Diana Wynne Jones, un altro piccolo gioiello d’animazione e sempre a Venezia un anno dopo riceve il prestigioso Leone d’oro alla carriera. Nel 2008 con Ponyo sulla scogliera  Studio Ghibli è l’ultimo studio giapponese ad usare tecniche di disegno tradizionali, senza lasciare il passo alla sola computer grafica.

miyazaki

Nel 2013 a Venezia dopo la presentazione di Si alza il vento il maestro tramite il presidente dello studio Ghibli Koji Hashino dichiara il suo ritiro dalle attività cinematografiche, decisione che ribadisce pochi giorni dopo in un’intervista. Le causa principale del ritiro è il tempo impiegato per la realizzazione dei suoi film, non più conciliabile con l’età avanzata. Lascia così il testimone al fraterno amico Takahata e a  suo figlio Goro, anch’egli regista. Questa però è solo un sunto della sua carriera di regista perchè Miyazaki è stato anche sceneggiatore, mangaka e produttore.

L’appellativo di “maestro” è quasi riduttivo per un artista che ha rivoluzionato le tecniche d’animazione tradizionali, raggiungendo picchi artistici per realismo e poeticità che lo possono collocare al livello di grandi pittori del passato. Inoltre come regista è encomiabile la sua scelta di fondare un proprio studio, un luogo  dove non scendere a compromessi e di essere libero di trattare i temi a lui cari liberando il proprio estro artistico.

Parlando dei temi, oltre al già citato amore per il volo, Miyazaki tratta spesso del legame che unisce la natura all’uomo e di come quest’ultimo ne distrugga il delicato equilibrio (Princess Mononoke, Il mio vicino Totoro). Altri elementi sempre presenti sono l’infanzia, vista come momento paradisiaco della vita, ed il ruolo delle donne per il quale il regista nutre profondo rispetto dipingendo figure femminili forti che vanno contro i ruoli di genere comuni dell’animazione giapponese (La città incantata, Kiki). Infine non passano inosservati il suo essere dichiaratamente pacifista (rifiutò di ritirare l’oscar di persona per via della guerra USA in Iraq) e la sua eccezionale abilità nel dipingere mondi in cui il bene ed il male non sono nettamente divisi e stereotipati, ma anzi sono amalgamati e dotati di un’infinità di sfaccettature che si incarnano nei suoi personaggi. Si alza il vento è esattamente una summa della sua intera poetica, influenzata anche dai lavori di Akira Kurosawa e dell’illustratore  Jean Giraud.

Hayao Miyazaki come disegnatore ha rivoluzionato il mondo dell’animazione, come regista invece sia è riuscito mostrare al mondo la sua cultura, così lontana e diversa da quella occidentale, sia ha dato vita a storie sempre intrise di poesia ed epicità, che ci hanno donato sempre forti emozioni e ci hanno riportato più di una volta alla bellezza dell’infanzia. Per questo l’unica cosa che possiamo dire è arigato Sensei.

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