Venerdi, 29 marzo 2024 - ORE:01:39

Smetto Quando Voglio. Una nuova ricetta per affrontare la crisi

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Smetto quando voglio sottolinea un aspetto tragico dell’Italia in modo umoristico

Pietro Zinni (Edoardo Leo) è un ricercatore universitario con alle spalle una laurea in neurobiologia. Vedendosi negata per l’ennesima volta la possibilità di ricevere uno stipendio, il trentasettenne decide di ribellarsi al sistema a modo suo e far finalmente valere le proprie capacità. A lui si uniscono altri sei “precari eccellenti” e insieme decidono di creare una nuova, potentissima droga sintetica e di venderla liberamente sfruttando le falle della legge italiana.

Sydney Sibilia, salernitano classe 1981, debutta alla regia del suo primo lungometraggio con “Smetto Quando Voglio”, commedia che porta all’attenzione del pubblico il tema del precariato, indubbiamente attuale e grave in Italia, attraverso però una veste brillante, ironica e divertente, decisamente estranea al cinema nostrano contemporaneo.

Il regista e sceneggiatore attinge a piene mani dai più grandi fenomeni d’intrattenimento televisivo d’oltreoceano: dall’acclamato “Breaking Bad”, col quale condivide il tema delle smart drugs, fino a “The Big Bang Theory”, passando per innumerevoli citazioni cinematografiche in stile “Ocean’s”.
Vero punto di forza del film sono però i membri della “banda dei ricercatori”, tutti adeguatamente caratterizzati in chiave comica (con un retrogusto amaro), senza però incorrere mai nel rischio di essere ridotti a delle ridicole macchiette.

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Lavoro di squadra, tutti i personaggi hanno la loro peculiare importanza

Non c’è alcuno squilibrio tra i ruoli, ogni personaggio è attentamente calibrato nell’ottica del gruppo attraverso la sua specifica competenza e ciò testimonia la cura meticolosa con cui il giovane film-maker si è relazionato col film fin dalle primissime fasi della sua realizzazione.

Di comprimari infatti ce ne sono tanti, da Mattia e Giorgio (Valerio Aprea e Lorenzo Lavia), latinisti di fama internazionale che per guadagnarsi da vivere lavorano alla pompa di benzina di un severissimo cingalese, all’esperto in macroeconomia dinamica e accanito giocatore di poker Bartolomeo (Libero De Rienzo); a fornire supporto tattico alla sciagurata operazione Pietro si servirà addirittura di Arturo, un archeologo classico, e di Andrea, un antropologo respinto ad un colloquio di lavoro per essersi lasciato sfuggire l’espressione “aspra diatriba legale”; i due sono interpretati rispettivamente da Paolo Calabresi, reduce da “Tutta Colpa di Freud” di Paolo Genovese e Pietro Sermonti, già visto nella serie Tv “Boris”.

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Su tutti loro però spicca Alberto (Nella foto sopra), il corpulento chimico costretto a lavorare come lavapiatti in un ristorante cinese; suo sarà il compito di realizzare la droga negli oscuri laboratori dell’Università. Stefano Fresi, attore per lo più sconosciuto al grande pubblico italiano, riesce a centrare perfettamente lo humor del personaggio, anche attraverso una notevole espressività mimica, regalandoci così momenti di grande comicità.

Nel cast anche Neri Marcorè nei panni del villain “Murena” e Valeria Solarino, che interpreta Giulia, la compagna di Zinni.
Nel film seguiamo quindi la scalata verso il successo criminale dei sette ricercatori, tra la soddisfazione di vedere il proprio specifico talento finalmente messo a frutto e i numerosi inconvenienti in cui capita chi il malvivente lo fa ingenuamente e per “necessità” piuttosto che per reale propensione a delinquere.
Vedremo ad esempio come i nostri antieroi si comporteranno di fronte all’improvvisa pioggia di ricchezza che la vendita della droga procurerà loro, in una progressiva ma inesorabile discesa verso il confronto con la giustizia e non solo.

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Ma la vera droga sono i soldi, come in The Wolf Of Wall Street è il denaro a regnare sovrano

“Smetto Quando Voglio” si riferisce all’inestinguibile sete di denaro, che come ci ricorda il Jordan Belfort nel suo “The Wolf Di Wall Street” (di cui parliamo qui) resta in assoluto la droga più potente e pericolosa.
A rimarcare ulteriormente il distacco dalla tipica commedia italiana degli ultimi anni basta la sequenza di apertura del film, in cui una vertiginosa ascesa della macchina da presa culmina con una vista panoramica su Roma; difficile vedere accorgimenti tecnici tanto raffinati e potenti in un film italiano oggigiorno!

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La fotografia azzeccata, ben vengano le sperimentazioni

Anche la fotografia sa distinguersi nettamente, grazie ad un color grading dai toni acidi e saturi, soprattutto per quanto riguarda le luci, tesi a ricordare gli effetti psichedelici e allucinogeni dati dal consumo di droghe. Forse su questa tecnica il regista ha calcato un po’ troppo la mano, utilizzandola anche in sequenze dal ritmo dimesso, come i dialoghi tra Pietro e la compagna Giulia; ricordando tuttavia che stiamo trattando di un esordio, non sentiamo certo il bisogno di criticare questo film per queste imprecisioni.

Anzi, ben venga la sperimentazione di tecniche innovative ed estreme anche nel cinema italiano, dove generalmente ci si adagia su schemi narrativo-visivi piuttosto banali e stantii, senza alcun guizzo particolare, solo perché ritenuti “sicuri”.
“Smetto Quando Voglio” è quindi l’incarnazione dell’utopia cinematografia per eccellenza in Italia, un film che riesce a far ridere di gusto senza però far spegnere il cervello; finalmente un giovane regista dimostra che tutto ciò è possibile con un po’ di impegno ed entusiasmo, e gli incassi lo confermano. Ecco il Trailer:

Quell’asticella da troppi anni ferma tra cinepanettoni e zalonate Sydney Sibilia la porta diversi gradini più in alto, con un’opera destinata a diventare un cult e speriamo anche un esempio per altri autori di cinema. Se questo è l’inizio di una svolta non possiamo ancora saperlo, Sibilia può “smettere quando vuole”; per ora ci auguriamo solo che non lo faccia troppo presto.

Guarda il Trailer!

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