Venerdi, 4 ottobre 2024 - ORE:01:15

Recensione di Exodus – Dei e Re: un Mosè senza grinta

recensione di exodus

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Per la recensione di Exodus: Dei e Re mi sono trovato di fronte ad una delusione. La pellicola, infatti, sembrava dover essere la risposta di Scott al blockbuster biblico Noah di Aronofski ma in realtà così non è stato.

Noah, con tutti i suoi difetti, aveva un’identità ben definita e caratterizzata da spettacolarità e azione. Pur troppo, è proprio l’identità che manca a questo ultimo lavoro del regista inglese.  il Mosè di Scott infatti porta tante cose sullo schermo nei suoi 154 minuti senza però riuscire a convincerci di nulla. Finisce col risultare un film senza sapore.

La recensione di Exodus: Dei e Re

Mosè (Christian Bale) è un fiero generale dell’esercito egiziano. Cresciuto alla corte del faraone Teti (John Turturro) e allevato dalla sorella di quest’ultimo che lo aveva trovato in fasce sulla rive del Nilo. Mosè fin da bambino stringe una forte col figlio del sovrano: Ramses (Joel Edgerton), futuro erede al trono d’Egitto.

Una volta cresciuto Mosè affianca Ramses alla guida delle armate del faraone che non ha mai nascosto che preferirebbe sul trono il nipote adottivo piuttosto che il figlio, ritenuto troppo debole per governare l’immenso regno d’Egitto.

La vita del giovane Mosè è destinata a essere stravolta. Durante un’indagine per conto del sovrano su possibili ribellioni degli schiavi ebrei, uno degli anziani saggi Nun (Ben Kingsley) rivela a Mosè che egli ha origini ebraiche e che secondo un’antica profezia sarà lui a guidare il popolo eletto di Dio verso la libertà.

Sconvolto da ciò il generale cade preda di infiniti dubbi e degli intrighi di palazzo della infida regina Tuya (Sigurney Weaver).

Comincia qui la leggenda del capo dei profeti, che da generale egiziano, diverrà esule e poi faro degli ebrei in lotta per riconquistare la propria libertà e il diritto di incamminarsi verso la Terra Promessa.

exodus

Scelte interessanti ma mal sviluppate

La storia di Mosè è stata abbondantemente sfruttata sul grande schermo: a partire dal leggendario kolossal I 10 comandamenti fino al film d’animazione della Dreamworks Animation Il Principe d’Egitto, per non parlare della quantità di fiction, sceneggiati, miniserie, ecc…che sono passate sulle tv mondiali.

Il soggetto non gioca certo in favore del regista in quanto Exodus era già stato etichettato prima dell’uscita come l’ennesimo film sul profeta. Scott quindi era chiamato a correre al riparo cercando di trattare il tema in modo tale da renderlo interessante e soprattutto puntare su quell’epicità che ha sempre contraddistinto i grandi kolossal storici. Purtroppo però su entrambi i fronti i risultati sono stati piuttosto scarsi.

Il regista ha scelto di rappresentare un Mosè più guerriero che profeta, una variante dark del personaggio classico che arriva addirittura a litigare con Dio.

Un Dio dipinto anch’esso a tinte scure, che sotto le mentite spoglie di un bambino appare troppo spesso come capriccioso e vendicativo, troppo simile ad un dio pagano. Queste scelte stilistiche apparentemente interessanti si rivelano però fini a se stesse e non sono sufficienti i dialoghi di spiegazione per giustificarle.

La sceneggiatura è decisamente anonima (fastidiosissimi i salti temporali) e penalizza la recitazione non solo di Bale ma dell’intero cast, spesso decisamente sottotono.

maria valverde

Recitazione non all’altezza

Christian Bale, come Mosè, convince più con la spada in mano che come profeta inoltre la sensazione di vederlo sempre come Bruce Wayne  non svanisce mai a causa di un look non particolarmente azzeccato.

Edgerton nei panni di Ramses se la cava un po’ meglio anche se il suo re Egizio non sfugge allo stereotipo del cattivo complessato.

Il resto del cast con nomi altisonanti come Turturro, Weaver, Kingsley o la bellissima Maria Valverde è decisamente sprecato perchè i personaggi compaiono in scena veramente col contagocce senza oltretutto lasciare un’impronta significativa.

Viene da pensare che ci siano nomi importanti solo per apparire sulla locandina di Exodus.

Scene spettacolari ma poco originali

Dal punto di vista della spettacolarità Scott ci ha abituato a sequenze d’azione “spaccamascella” attese con le sette piaghe o la separazione delle acque del Mar Rosso.

In Exodus le sequenze sono ben fatte ma non hanno niente di originale e sono una delusione rispetto alle scene epiche a cui ci aveva abituato il regista nella sua carriera (vedi Il Gladiatore). Se la poca originalità è comprensibile, non lo è però la mancanza di coinvolgimento che affligge in realtà tutto il film.

Un film senza sussulti

Nonostante la bellissima fotografia che esalta il meraviglioso paesaggio egiziano e i fantastici costumi, il lungometraggio è afflitto da unico grande difetto: manca la grinta.

Per tutta la sua durata Exodus non riesce mai coinvolgere lo spettatore. Tutto già visto e rivisto, il film scorre piatto senza un minimo sussulto, arrivando ai titoli di coda con la sensazione che nella filmografia di Ridley Scott questo lavoro finirà nell’anonimato come Prometheus.

Con il prequel di Alien, Exodus condivide la mancanza di idee e il tentativo di giustificare il film con la sola bellezza visiva, ma sono solo pellicole opache e deludenti.

La verità è che non c’era bisogno di un altro film su Mosè. Speriamo che questo non dia il via ad un revival dei kolossal storici, anche se voci di corridoio parlano di un “nuovo” Ben Hur di prossima uscita…siamo arrivati davvero a questo?



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