Sabato, 27 aprile 2024 - ORE:06:31

Magic in the Moonlight: Lo scivolone di Woody Allen

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Woody Allen, portando a compimento il suo ultimo film Magic in the Moonlight, dimostra di essere un regista sicuramente sempre pieno di idee e progetti ma che in una produzione così sconfinata anche un talento come lui non è esente ogni tanto da mezzi scivoloni (To Rome with love chi se lo scorda).

Purtroppo dopo l’acclamatissimo e premiatissimo Blue Jasmine ecco che con Magic in the Moonlight sia arrivato il passo falso.

Trama un po’ scontata di Magic in the Moonlight

Siamo nel 1928 e Stanley Crawford  (Colin Firth) è un famosissimo illusionista che sotto le mentite spoglie del mago cinese Wei Ling Soo calca i palcoscenici dei più grandi teatri del mondo. Stanley, uomo arrogante, saccente e disilluso, adoratore di Nietzsche e Hobbes, ha il suo passatempo preferito nello smascherare falsi medium e sensitivi, rei di truffare la gente sostenendo l’esistenza della magia e di un mondo altro a quello tangibile.

Crawford, dopo un suo spettacolo a Berlino riceve la visita di un suo vecchio amico mago, Howard Burkan che chiede il suo aiuto per smascherare una giovane truffatrice americana, Sophie Baker ( interpretata da Emma Stone), che nel sud della Francia sta abbindolando la ricchissima famiglia Catledge lì in vacanza. Burkan sostiene che la giovane sia una vera maestra della truffa perchè neanche lui è riuscito a coglierla in fallo e ciò basta per far accettare l’ennesima sfida al beffardo illusionista.

Stanley dunque si reca con Howard in Costa Azzurra dove sotto le mentite spoglie di un uomo d’affari si fa ospitare dai Catledge e approfitta dell’occasione anche per far visita alla cara Zia Vanessa, anch’essa residente nel paradiso francese. Nella casa della ricca famiglia americana conosce finalmente la tanto declamata Sophie, ragazza solare e dallo sguardo ammaliante. Essa che ha già fatto breccia nel cuore del rampollo dei Catledge Brice, pronto a sposarla, e della madre di lui, la signora Grace, convinta che con l’aiuto della sensitiva potrà contattare il defunto marito Henry.

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Nonostante Stanley cerchi di smascherare Sophie con il suo fare sprezzante e sarcastico non ottiene risultati. Dopo un’incredibile seduta spiritica le sue convinzioni cominciano a vacillare, anche perché Sophie rivela a Stanley di sapere molte cose intime su di lui. Il colpo di grazia arriva però quando la bella americana riesce a rivelare pure gli eventi della vita della zia Vanessa.

Per la prima volta nella vita il mago si trova senza certezze sul mondo che lo circonda, tutto ciò che aveva appreso dai suoi cari filosofi ora gli sembra inutile ma allo stesso tempo la vita assume un nuovo profumo: quello della sorpresa e dell’incertezza. Finalmente libero da quella noia che lo opprimeva prima, Stanley si gode quanto gli accade passando pure molto tempo con l’amabile sensitiva. Ma l’ossessione per la razionalità non tarderà a tornare pronta a ribaltare di nuovo le carte in tavola insieme a un ulteriore fattore destabilizzante: l’amore.

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Cosa c’è dunque che non funziona in quest’ultimo lavoro di Allen?

Sostanzialmente il tutto è riassumibile in una parola: scontatezza. La trama infatti scorre agevolmente per i suoi 90 minuti, ma senza mai un sussulto, un momento in cui ci si possa anche solo aspettare un colpo di scena che stravolga la linearità. Questo perché il tema principale ovvero la magia in tutte le sue incarnazioni è stata abbondantemente sviscerata in opere di ben altro calibro del regista americano: Scoop, La maledizione dello scorpione di giada e Alice sono solo alcuni esempi.

Lo spettatore ha già assistito dunque anche alla trasformazione del protagonista che da cinico inamovibile accetta qualche bugia o compromesso per ottenere  l’amore salvifico e la gioia di vivere. Prima della metà del film è già palese come si evolverà la storia che coinvolge Stanley e Sophie che si chiude tra l’altro in modo davvero banale.

Inoltre, i pur bravissimi Colin Firth ed Emma Stone, in questo film sembrano più a loro agio nelle scene non romantiche che in quelle che li vedono sentimentalmente coinvolti, sintomo di poco affiatamento dovuto forse a una scelta non troppo oculata del regista e in una commedia sentimentale questa mancanza tra i protagonisti pesa non poco. Molto bene invece il resto del cast che vede svettare la veterana Hatkins che interpreta la Zia Vanessa.

Non bastano dunque neppure la splendida cornice della Costa Azzurra esaltata da una saggia fotografia e il fascino del tramonto dei roaring twenties coi loro meravigliosi vestiti e costumi (che sono forse il pregio migliore di quest’opera) per salvarla da una sufficiente mediocrità.

Questo film si lascia guardare indubbiamente ma lascia molto poco allo spettatore dopo i titoli di coda e per un opera di Allen è una grave mancanza. Speriamo dunque che il prossimo lavoro del caro Woody sia migliore di questo perchè alla richiesta di battere un colpo a questo giro non mi pare abbia risposto.



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