Martedi, 23 aprile 2024 - ORE:09:39

Terrence Malik stupisce Venezia con “To The Wonder”

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Solo i grandi artisti sanno stupire quanto riesce a farlo ogni volta Terrence Malik. Il regista, in concorso alla 69^ edizione del Festival del cinema di Venezia, divide nettamente la platea che ieri in serata ha assistito in anteprima alla proiezione del suo nuovo lungometraggio “To the Wonder”.

La metà dei presenti in sala fischiava disgustata, l’altra metà sonoramente  applaudiva con ammirazione. Ma com’è possibile che ogni volta Terrence Malik susciti reazioni così diverse?

Anche al termine della proiezione del fortunatissimo “The Tree Of Life” al Festival di Cannes del 2011, insieme agli entusiasti applausi, erano sorti sonori fischi. Eppure il film vinse la Palma d’Oro quello stesso anno ed ebbe positivi riscontri anche da parte del pubblico.

Ad incantare alcuni e a dispiacere altri sono gli stessi elementi che costituiscono il marchio di fabbrica del regista texano: dialoghi scarni, parole pronunciate solo quando proprio non se ne può fare a meno (la protagonista Olga Kurylenko in conferenza stampa  ha affermato che Malik, rivolgendosi alle attici, diceva: “Butta via le parole, non dirle, pensale.”), immagini che scorrono sullo schermo come un fiume, accompagnate solo da una potente musica che dà un tocco epico all’intera narrazione.

Storie intrecciate, complicate, confuse, che spiazzano gli spettatori ma anche gli stessi attori, come quando Sean Penn, rivedendosi in “The Tree Of Life”, ammise: “Non capisco che cosa sto facendo in quel film!”.

Inoltre, secondo i critici, il fatto che “To the Wonder” è stato girato in ben 4 lingue diverse (inglese, francese, italiano e spagnolo) rende la narrazione ancora più criptica e di difficile comprensione.

La storia, più suggerita che raccontata, come d’abitudine del regista, è quella di Marina (la ex Bond Girl Olga Kurylenko) e Neil (Ben Affleck) i quali, pur amandosi, vengono irrimediabilmente attratti da altre persone.

Ma è anche la storia di Padre Quintana (Javier Bardem), un sacerdote alla ricerca della fede e di Dio, alla ricerca di un senso in mezzo al dolore.

Tema centrale, l’amore, che Malik esplora in profondità con grande delicatezza, per arrivare, come sempre, a cercare di rispondere al grande interrogativo che il regista si (e ci) pone in ogni film: qual è il senso della vita?



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