Venerdi, 29 marzo 2024 - ORE:10:16

Recensione: Storia di una ladra di libri

Storia di una ladra di libri

Storia di una ladra di libri

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Questo film per la regia di Brian Percival, e ispirato dall’omonimo libro di Markus Zusak, Storia di una ladra di libri, narra in maniera molto didascalica e quasi fiabesca, per certi aspetti, e quasi brutale per altri, la vita di una ragazzina, amante dei libri, durante la Seconda Guerra Mondiale in una piccola cittadina della Germania nazista.

La Trama di Storia di una ladra di libri

La vicenda prende inizio con una voce narrante (filo conduttore dell’intero intreccio narrativo) che ci fa conoscere la protagonista, Liesel (interpretata da Sophie Nélisse) a bordo di un treno insieme alla madre ed al fratellino. Siamo nel 1938 e ben presto si intuisce che la madre comunista, è in fuga insieme ai figli dal Paese natio perché le sue ideologie politiche sono condannate e combattute aspramente dal regime nazista, e non può più permettersi di badare ai due figli. La morte però non guarda in faccia a nessuno e il piccolo fratellino di Liesel muore.

La ragazzina viene adottata da una famigliola modesta, in cui il padre è un attempato lavoratore saltuario di nome Hans Hubermann (interpretato da un superlativo Geoffrey Rush), che non ha aderito al partito nazista, la madre invece si chiama Rosa Hubermann (Emily Watson) ed è una irritabile signora, coi tuoni nell’anima che stira e lava i panni delle persone ricche della contea. L’adattamento alla nuova vita non è facile, ma Liesel trova subito un miglior amico in un ragazzino dai capelli giallo limone che crede di essere Jesse Owens di nome Rudy Steiner, che vive di fronte a lei e col quale frequenterà la nuova scuola.

La ragazzina però ha un problema: non sa né leggere né scrivere, e subito viene presa di mira dai bulli della scuola, con i quali è costretta a venire alle mani. Per rimediare alle sue lacune, insieme all’aiuto del padre Hans comincerà a scoprire i libri, la bellezza di leggere e di apprendere interpretando le scritture. Nel frattempo l’odio razziale e la crudeltà del nazismo si manifestano nei modi più viscerali, e dopo la Reichskristallnacht, o Notte dei Cristalli, un uomo bussa alla porta di casa degli Hubermann.

Storia di una ladra di libri

Si tratta di Max Vandenburg, il figlio di un vecchio compagno d’arme di Hans, che gli aveva salvato la vita durante la prima guerra mondiale. Max cerca rifugio nella cantina degli Hubermann perché di religione ebraica, e gli ebrei non sono più i benvenuti in Germania. Nel frattempo Liesel fa amicizia con la moglie del Borgomastro, che le mostra la sua collezione di libri personale, così la bambina ogni giorno va da lei e conosce nuovi racconti.

Il tempo passa, la Germania è in guerra, e le armate di Hitler si trovano a pochi chilometri dalla conquista di Mosca, mentre il giovane Max passa il suo tempo nella cantina degli Hubermann, senza più ricordarsi che colore abbia il cielo e quali profumi abbia la natura. Ad allietare le sue giornate c’è la giovane ragazzina che sta sempre al suo fianco, anche quando il ragazzo si ammala e sta per morire. E’ proprio in questo momento che Liesel diventa una ladra di libri, che furtivamente va a reperire dalla villa del Borgomastro. La guerra comincia a farsi vedere anche sul suolo tedesco, sporadicamente le cittadine sono soggette ad alcuni bombardamenti da parte degli Alleati, così alcuni ispettori controllano le cantine per trovare dei potenziali rifugi anti aerei; ed è questo il momento di maggiore tensione del film, in cui un’ufficiale tedesco controlla la cantina degli Hubermann, nella quale si nasconde un fuggitivo ebreo malato.

Attenzione Spoiler

Il controllo viene superato senza che l’ufficiale si accorga della presenza di Max, e la famiglia Hubermann è salva. La guerra si fa sempre più aspra, e la Germania vede ribaltare a suo sfavore le sorti del conflitto, il migliore amico di Liesel, Rudy è convocato per l’addestramento, mentre il padre dopo un diverbio con un ufficiale dell’esercito, riceve una lettera in cui viene coscritto, ed è costretto ad arruolarsi. Nel frattempo Max è guarito e decide di abbandonare la casa degli Hubermann per non metterli in ulteriore difficoltà, temendo per la loro incolumità.

L’odio per Hitler è sempre maggiore per i due ragazzini Liesel e Rudy, che tentano una disperata fuga da casa salvo poi ripensarci. Hans intanto torna a casa in congedo dall’esercito e quasi sordo, e finalmente può riabbracciare la sua famiglia. Ma la morte non guarda in faccia a nessuno, ed è spietata, infatti di lì a poco durante un bombardamento aereo notturno, in cui nemmeno la sirena d’emergenza ha avvertito la popolazione, vengono abbattute le case di tutta la via Paradiso, così la povera Liesel unica sopravvissuta, trova tra le macerie i cadaveri dei genitori e tra le sue braccia muore il suo migliore amico intento a dichiararle il suo amore. La vicenda termina con l’adozione di Liesel da parte della moglie del Borgomastro, e con l’arrivo degli americani. Passano alcuni anni e Liesel, cresciuta, incontra il suo vecchio amico Max col quale rimarrà in amicizia fino alla fine dei suoi giorni.

I personaggi e la fotografia

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I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati, e ben presto riusciamo a farci un’idea della loro psiche e del loro modo di agire, cominciando anche ad affezionarci alle loro vicende. La piccola Liesel è una ragazza sveglia, audace e rispettosa, pronta a tutto per aiutare gli altri e per difendere i propri segreti, ed è piena di vita nonostante tutte le sventure che la sorte gli ha dato.

Sophie Nélisse in questo film compie una grande recitazione e si afferma sicuramente come una ragazzina prodigio del cinema.

Hans Hubermann come detto in precedenza è un uomo di mezza età, che ha già vissuto una guerra e si barcamena qua e là per sfamare la sua famiglia. E’ un uomo generoso, e da subito ci si affeziona a lui, anche perché la sua anima è pura, non si perde mai d’animo, è gentile, e un bravo padre di famiglia che bada anche alle sorti del malcapitato figlio del suo vecchio amico.

Geoffrey Rush si conferma ancora una volta un attore brillante, la sua performance in questo film è sicuramente la più importante fra quelle di tutto il cast, molto spesso la sua presenza regge l’intera sceneggiatura del film, che vive ogni tanto qualche punto morto.

Rosa Hubermann è una donna che da subito si presenta in maniera negativa, sempre arrabbiata, accigliata, in lite con il marito, la figlia e con il mondo intero. Nel corso della storia riesce però a far vedere il vero lato di sé, che rimane cupo ma di gran cuore, forte, e di sentimento. Max è un personaggio secondario ma lascia certamente il segno, è un tipo molto introspettivo, profondo, così come il piccolo Rudy che si dimostra un uomo nonostante la giovane età, coraggioso, leale, un vero amico per Liesel. Unica nota negativa fra i personaggi è proprio la voce narrante, che dovrebbe essere la personificazione della Morte, ma che forse per colpa del doppiaggio italiano risulta scollegata e poco efficace.

La fotografia è di livello altissimo, grande qualità per l’ambientazione che è resa con molta fedeltà, e riproduce benissimo gli squarci della Germania degli anni ’40. In conclusione questo risulta un film comunicativo, in cui una semplice storia può insegnare gli orrori della guerra che non più di quarant’anni fa hanno devastato l’Europa.

 



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