Giovedi, 25 aprile 2024 - ORE:01:38

Padri e figlie: La maturità di Muccino

Padri e figlie

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Dopo il tonfo di Quello che so sull’amore a Gabriele Muccino serviva assolutamente una nuova chance per rilanciarsi e dare conferma di poter essere un regista internazionale come mostrato in Alla ricerca della felicità e Sette anime. L’occasione è arrivata con questo Padri e Figlie, dramma decisamente classico ma che il regista romano dirige con eleganza e attenzione, ottenendo pure il massimo dal suo cast e dimostrando di aver raggiunto finalmente la piena maturità artistica.

La Trama di Padri e figlie

La storia del film si sviluppa su due linee temporali che si intrecciano e si intersecano costantemente. Nella prima siamo nel 1989 e Jake Davis (Russell Crowe), scrittore di discreta fama resta coinvolto in un terribile incidente stradale insieme alla sua famiglia. Nello schianto l’uomo perde la moglie e si ritrova così a crescere l’amata figlia Katie (Kylie Rogers) da solo.

A seguito dell’incidente però Jake ha riportato gravi danni psichici che gli impediscono di lavorare e di svolgere sufficientemente il suo ruolo di padre. Dovendo dunque ritirarsi in un centro di cura specializzato, lo scrittore si vede costretto ad affidare la bambina alle cure della rancorosa cognata Elizabeth (Diane Kruger) e di suo marito. Per lo scrittore comincerà qui un’odissea tra malattia, crisi di creatività e denaro ed estenuanti battaglie legali per l’affidamento di Katie, per la quale però l’uomo non esiterà mai a dare tutto se stesso.

padri e figlie
La seconda linea temporale si svolge 25 anni dopo dove Katie (Amanda Seyfried) ormai adulta ha ottenuto una laurea in psicologia ed è in procinto di avviare la professione. I traumi del passato hanno però segnato profondamente la giovane, incapace di costruire un rapporto sentimentale autentico e costretta a rifugiarsi nel sesso occasionale. Una vita dedicata agli altri senza poter aiutare se stessa. Tutto è destinato a cambiare quando fa la conoscenza dello scrittore in erba Cameron (Aaron Paul) e le viene affidata in cura una ragazzina problematica, Lucy (Quvenzhané Wallis).

Le due storie si intrecciano, accomunate dallo stesso tema: la lotta. La lotta di Jake per la sua adorata figlia e quella di Katie per sconfiggere i propri demoni interiori ed essere finalmente felice.

Muccino ha fatto un ottimo film

Voglio andare subito al sodo: Padri e figlie è un ottimo film. Muccino mi ha davvero sorpreso confezionando un dramma che pur non brillando per originalità di trama ha goduto di un’ottima sceneggiatura e un’altrettanto ottima regia.

padri e figlieIl tema portante è chiaramente l’amore visto nelle sue varie sfaccettature: l’amore di un padre verso la propria figlia e viceversa, l’amore in una coppia, l’amore mai provato, che il regista romano tratta con intelligenza e maturità senza scadere in retorici sentimentalismi, ma anzi proponendoci un insieme di personaggi tremendamente veri e perciò affascinanti.

Il film scorre perciò molto bene per tutte le due ore mantenendo sempre un buon ritmo e gli stacchi tra una vicenda e l’altra sono gestiti sapientemente. Come altrettanto sapientemente sono gestite le riprese, come dimostrano i semplici ma eleganti piani sequenza perfettamente integrati nel flusso narrativo del film. Unica pecca forse è la mancanza di picchi emotivi è vero, ma la noia non subentra mai durante la visione. Questa grazie anche ad un cast di grande spessore dal quale il regista romano ottiene davvero il massimo.

Un cast eccezionale

I mattatori sulla scena sono ovviamente Crowe e la Seyfried con le prove intense e struggenti di Jake e Katie, ma forse ciò che sorprende davvero è che il livello recitativo di tutto il cast è altissimo. Sorprendenti dunque anche le piccole attrici Kylie Rogers e Quvenzhané Wallis, bravi l’ormai affermato Aaron Paul e la bellisima Diane Kruger e a conferma che se ben gestite non esistono piccole parti plauso a Jane Fonda e Octavia Spencer nei ruoli del manager di Jake e del capo di Katie.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’evidente raggiungimento di una maturità artistica che ha visto Muccino optare per un approccio più “scolastico” al genere del dramma hollywoodiano.

Rinunciando a dare un’impronta più personale al suo ultimo lavoro (e questa può essere materia di discussione) l’autore ottiene però la sua rivincita sulla critica che tanto lo aveva stroncato e che anche nel film in una battuta finisce per sottolineare.

Padri e figlie dunque oltre ad essere un bel dramma segna dunque un traguardo artistico nella carriera di Muccino, regista che adesso può dirsi effettivamente internazionale.



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