Sabato, 20 aprile 2024 - ORE:08:59

La grande bellezza: Sorrentino sulle orme di Fellini

la grande bellezza

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La grande bellezza. scorcio di una Roma opulenta e millenaria

Un film di genere commedia/drammatico del 2013 scritto e diretto da Paolo Sorrentino. Dopo la parentesi americana di This must be the place, Sorrentino torna nel Bel Paese per darci uno scorcio impressionista e a volte quasi onirico della Roma millenaria e di quella invece ricca ed opulenta, quella degli attici e delle feste che durano tutta la notte. Gli abitanti di questo mondo a parte sono gli esponenti di quell’alta borghesia che si definisce la crème della crème della società, che si riempie la bocca di tanti paroloni altisonanti per sfoggiare una cultura in realtà molto superficiale. Costoro danno vita a quella filosofia della mondanità e dell’apparenza che pervade tutta la società moderna, quel continuo mascherarsi di felicità e benessere per nascondere in realtà il vuoto interiore. Il re di questa corte di saltimbanchi composta da ex dive in declino, false donne emancipate, mariti fedifraghi e riccastri di ogni genere è il protagonista della pellicola: Jep Gambardella (Toni Servillo)

Il mondano Jep Gambardella

Jep nato come scrittore e reinventatosi come giornalista di costume e di critica teatrale è considerato “Il signore della bellavita” di Roma, conosce tutti e tutti conoscono lui. Uomo dal grande fascino e dotato di un’estrema sensibilità artistica, dopo la pubblicazione del suo unico romanzo e successo, L’Apparato umano, non ha più scritto niente, colto da un tremendo blocco dello scrittore e troppo impegnato a partecipare a tutti gli eventi mondani della città, perché come lui stesso ama asserire “Roma ti distrae”. Dopo anni ed anni di questa immobilità mentale qualcosa dentro di lui cambia nel giorno del suo sessantacinquesimo compleanno, dopo l’ennesima esagerata e pacchiana festa.

La mondanità vuota

grande-bellezzaIl giornalista realizza infatti che qualcosa nella sua vita non va, un senso di vuoto ed insoddisfazione lo accompagna perennemente. Le sfrenate notti della movida non lo divertono più e lo stesso vale per le serate passate con i vecchi amici (o meglio compagni di sventura), eccezion fatta per il fraterno amico Romano (Carlo Verdone), uno scrittore teatrale che mai ha sfondato , perennemente al servizio di una giovane donna che lo comanda a bacchetta. Una sera rientrando a casa da uno di questi salotti, trova ad attenderlo fuori dalla porta di casa il marito della sua prima fidanzata. L’uomo gli comunica la triste notizia della morte della moglie e gli confessa inoltre che è venuto ad informarlo perché nel diario della defunta essa ha scritto che non ha mai smesso di amare Gambardella, considerando il marito solo come un “buon compagno di vita” per 35 lunghi anni.

ferilliLa notizia della morte del suo primo e grande amore destabilizza ulteriormente Jep, che trova come unica valvola di sfogo le sue lunghe passeggiate per le vie della capitale, che regala anche nel più piccolo anfratto o corte, scorci di immortale bellezza. Questo suo deambulare senza sosta tra la Roma dei meravigliosi monumenti e palazzi e quella dei party trash organizzati dai ricchi pseudo intellettuali, porterà il nostro protagonista a vivere situazioni ed incontri di ogni genere.  Jep alla ricerca di se stesso frequenterà personaggi quali un cardinale più esperto nel dare consigli di cucina che sulla fede, oppure Ramona (Sabrina Ferilli), spogliarellista quarantenne ma dalla bellezza intramontabile, tormentata da un triste segreto ed infine pure una suora centenaria, definita una “Santa vivente”. Tutti questi episodi serviranno al giornalista per riflettere sulla sua vita ed arrivare a capire dove e come ritrovare quella “Grande Bellezza”, fonte d’ispirazione per il suo unico successo.

Sorrentino e il tributo a Fellini

Sorrentino dirige un film visivamente splendido e ricco di poesia, dove ogni sequenza è girata come se fosse una scena madre a se stante. Le immagini si sono decisive, ma non meno lo sono  le musiche . Dal connubio delle due infatti nascono quegli scorci impressionistici ed onirici che riempiono gli spettatori di un turbinio  di emozioni. Il regista napoletano per questo suo ultimo lavoro deve molto all’immortale Fellini, tanto che guardando la pellicola non possiamo non notare i richiami a capolavori come  La dolce vita sia nelle scelte stilistiche che di trama. La Roma descritta dal regista è una città dal fascino millenario innegabile afflitta però da una decadenza di usi e costumi molto più grottesca di quella vista nel film con Mastroianni (Un esempio eclatante è “il rito del botox”). Uno scorcio della società devota all’apparenza, appannaggio comunque dell’intera penisola e non della sola capitale.

Toni Servillo ormai artista feticcio di Sorrentino, interpreta un personaggio carismatico ed estremamente intelligente, un uomo che recita costantemente per essere sempre al centro della vita mondana, ma capace di essere l’unico a provare emozioni sincere e profonde. Una prova recitativa magnifica. Il cast molto vario che comprende nomi quali Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Isabella Ferrari, Giorgio Pasotti e molti altri attori è davvero competente ed il quadro d’insieme che emerge è impeccabile. Tra tutti questi spiccano però le interpretazioni di Carlo Verdone e sabrina Ferilli per la loro bravura nell’accentuare l’umanità dei loro personaggi.

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Il primo sfortunato commediografo attirato ma infine deluso da Roma. La seconda invece, donna che colpisce Jep per la sua avvenenza si, ma soprattutto per quella spontaneità dettata anche da un’innocente ignoranza. Essa definita vestita volgarmente dalle donne della borghesia quando il giornalista la porta con se ad una festa, dimostra in realtà un’eleganza ed una dignità che loro mai possederanno.

Note discordanti

C’è però qualche nota amara che è giusto riportare: l’eccessiva lunghezza ed il difetto di comunicabilità. La pellicola infatti pecca di una durata eccessiva, alcune sequenze potevano infatti essere eliminate per renderlo più fruibile e meno complicato, perché se è vero che ogni scena sprizza poesia da tutti i pori, l’ordine in cui il regista le ha posizionate è abbastanza caotico e lo rende di visione un po’ pesante.

Quello che ci troviamo di fronte resta comunque un film di rara bellezza diretto da un regista che ha raggiunto ormai una maturità stilistica  e che non ha paura di sperimentare ed andare controcorrente, ispirato evidentemente dalla sua “Grande Bellezza”. Essa è infatti è diversa per ognuno di noi ma ha sempre il solito scopo, dare senso alle nostre vite. Il messaggio della pellicola è dunque quello di non smettere mai di cercarla. Pazienza infine se molti non l’hanno capito e preferiranno demolire questo ottimo lavoro, in fondo neanche Fellini fu compreso all’inizio, ora però tutti lo chiamano maestro.



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