Mercoledi, 24 aprile 2024 - ORE:18:06

Daunbailò: la favola moderna di Jarmush

Daunbailò

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Daunbailò (storpiatura italiana di “Down by law”) è un film del 1986 diretto dal regista Jim Jarmush. Come tutte le pellicole del regista si tratta di un’opera controcorrente e particolare, che preferisce il bianco/nero ai colori, le inquadrature statiche a quelle dinamiche, rinuncia al doppiaggio in favore dei sottotitoli e alla spettacolarità preferisce la qualità della storia che racconta. Un po’ commedia/noir, un po’ road movie e pure un po’ fiabesco è un film che possiamo definire Borderline, esattamente come i suoi protagonisti.

Il film ci racconta l’incontro in un carcere della Louisiana e la successiva convivenza in cella di tre personaggi completamente diversi: Zach (interpretato dal geniale cantautore Tom Waits), un disk jockey truffatore e alcolizzato, incapace di tenersi un lavoro, figurarsi la ragazza; Jack (che ha il volto del musicista John Lurie) un magnaccia fallito dal viso duro; infine ultimo ma non meno importante Roberto, detto Bob (il nostro Roberto Benigni), un turista italiano con il vizio del gioco d’azzardo (o meglio del barare nei giochi d’azzardo).

Il film si apre con una carrellata di quartieri degradati della periferia americana accompagnata dalla canzone “Jockey full of bourbon” scritta da Waits (autore insieme a Lurie della colonna sonora). Subito dopo ci viene mostrato il primo dei nostri outsiders: Zach. Il nostro DJ viene cacciato di casa dalla ragazza perchè stufa di un uomo che non da un senso alla sua vita vivendo di espedienti. Così con la sua bottiglia di bourbon e le sue “gator shoes” decide di prendersi una bella sbronza e di ciondolare per la strada (come avrebbe fatto il vero Tom d’altronde).

La scena si sposta poi su Jack, intento a discutere con una delle sue lucciole. La donna lo apostrofa dicendo che insieme potrebbero fare una montagna di soldi se solo la ascoltasse, invece di sperperarli per i suoi vizzucci. L’uomo ad un certo punto riceve la chiamata e la visita di un suo ex collaboratore, un uomo grasso e viscido, che per farsi perdonare uno sgarro fattogli in passato, gli segnala una ragazza bellissima che potrebbe diventare un’eccellente lucciola. Jack decide di fidarsi e si reca nel luogo dove la giovane risiede, entra nell’appartamento e nel buio intravede una figura in un letto. Comincia così il suo tentativo di convincerla a lavorare per lui. Il pappone è caduto però in una retata della polizia in quanto la ragazza nel letto è poco più che una bambina, per Jack la cella è ormai assicurata.

Nel frattempo Zach, ormai ciucco, si accascia davanti ad una drogheria per finire la sua bottiglia in pace. Ad un certo punto gli si presenta un giovane italiano (Roberto), digiuno di inglese, che prova ad avere un dialogo con lui. Zach lo manda al diavolo per due volte e alla fine l’italiano se ne va, non comprendendo in pieno però quanto gli è stato detto. Poco dopo un tipo losco si avvicina al DJ per proporgli un affare: 1000 dollari per guidare una macchina da una parte all’altra della città. Il nostro è sospettoso ma quando gli sono offerti 750 dollari anticipati decide di accettare e messosi alla guida comincia l’attraversamento della cittadina. Il suo viaggio non dura molto però, in quanto viene fermato da una volante che lo obbliga a scendere e lo mette in manette. Nel bagagliaio del mezzo vi è infatti un cadavere e Zach è stato incastrato ed accusato di omicidio.

Zach e Jack si vengono così sistemati in prigione nella stessa cella. La convivenza non è delle migliori, entrambi con caratteri duri e spigolosi non riescono a piacersi e anzi si pungolano tutto il tempo fino a quando non arrivano alle mani. Le cose migliorano però quando in cella si aggiunge un terzo prigioniero: Roberto, per gli amici Bob. Italiano in visita negli USA, di professione baro, è finito in carcere in quanto dopo essere stato scoperto a barare per difendersi dagli inseguitori che volevano pestarlo, ne ha ucciso uno colpendolo in testa con una palla da biliardo numero 8. Bob con il suo essere spontaneo, bonaccione e con il suo inglese maccheronico, porterà quell’allegria che farà da collante tra Zach e Jack, anche se continueranno a non piacersi, e in più proprio lui troverà un modo per scappare dalla prigione. Una volta fuori però comincerà la vera avventura, con una fuga per le paludi della Lousiana e un finale molto fiabesco.

Daunbailò è il tipico film weird di Jarmush, che piace proprio per quella strana follia che lo impregna, come folli sono i suoi protagonisti. Il regista mette sullo stesso set tre istrioni quali Waits, Lurie e Benigni, che riescono però a risultare affiatatissimi e nessuno di loro passa in secondo piano (esilarante la scena dello scioglilingua). Questo grazie alle istruzioni di Jarmush che decise di lasciare totale libertà di improvvisazione agli attori affinchè potessero essere i  più naturali possibile. Waits, con precedenti lavori come attore interpreta un personaggio sostanzialmente uguale a lui, potendo così esibirsi nei suoi tanto cari movimenti scimmieschi; Lurie  dimostra invece un gran carattere e non si lascia intimorire dai agli altri due mattatori; Benigni invece è quello favoloso degli inizi con quel suo ondeggiare costante tra il serio e il clownesco e con la frizzante energia che lo ha sempre contraddistinto. Tra l’altro proprio in questo film Benigni coniò quell’inglese inquinato dal dialetto fiorentino che diventò un suo marchio di fabbrica. Nel film non manca poi la storica compagna dell’attore, Nicoletta Braschi, ma non vi dirò nulla in più per non rovinarvi il finale.Magnifiche come in tutti i film del regista sono poi la fotografia (curata qui da Robby Muller, un veterano nel suo campo) e la colonna sonora, con le canzoni di Waits, facenti parte del suo album Rain Dogs e le musiche composte per la pellicola da Lurie

Daunbailò

In conclusione Daunbailò è una pellicola da riscoprire, un piccolo cult che dopo una prima parte più impegnata e lenta, ingrana nella seconda con un crescendo  di gag innescate dal buon Roberto. Jarmush ci descrive con la giusta leggerezza la condizione degli emarginati, mettendoci però quel pizzico di fiaba che ci può far sperare in un futuro migliore, anche per un DJ beone, un pappone e un baro italiano in America.



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