Mercoledi, 9 ottobre 2024 - ORE:18:12

Il Grande e Potente Oz: Raimi compie una magia per metà

Il Grande e Potente Oz

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“Non voglio essere un brav’uomo… Voglio essere un grande uomo!”

Uscito da quasi una settimana nelle sale italiane, il nuovo lavoro dell’amatissimo regista dell’ultima trilogia di Spiderman Sam Raimi è già in vetta al box office. Stiamo parlando di Il grande e potente Oz, film liberamente tratto dall’opera di L. Frank Baum  Il meraviglioso mago di Oz, che si presenta sotto le vesti di prequel ufficiale e spirituale di quel Mago di Oz con Judy Garland uscito nel 1939 che ancora oggi è uno dei patrimoni più riusciti e felici della filmografia di tutti i tempi.

Per poter urlare al classico ci manca ancora un po’ ma cerchiamo di vedere questo film nel suo valore intrinseco, lasciando per un momento da parte il confronto con il suo immenso capostipite.

Alla scoperta di Oz

La storia è quella di Oscar Zoroaster Phadrig Isaac Norman Henkel Emmannuel Ambroise Diggs (James Franco), prestigiatore illusionista tanto ciarlatano quanto donnaiolo che, durante un tentativo di fuggire al pubblico adirato contro di lui, viene risucchiato dentro un tornado con la sua mongolfiera, approdando in una terra magnifica, il Regno di Oz. Qui incontrerà tre streghe (il trio Kunis, Weistz, Williams) e altre strambe creature, ognuno quasi il ‘doppio’ di una persona che Oz conosceva nel Kansas. Ci dovrebbe suonare familiare. Incaricato di sconfiggere la strega malvagia, egli vivrà numerose vicissitudini, in un processo di maturazione forse un po’ troppo forzato, e poco ragionato.

Un cast che regge le pesanti debolezze

Di fatto è proprio questo il grande limite della pellicola, che, non dimentichiamolo, è prodotta da Disney e da quel Joe Roth già impegnato nel deludente Alice in Wonderland burtoniano, di cui riviviamo in parte l’ambientazione e, purtroppo, l’immaturità della sceneggiatura e dei dialoghi. Ma, a differenza che nel sopracitato lungometraggio, qui il cast regge bene: Franco sembra a volte, sì, un poco stralunato e confuso, ma complessivamente i panni dell’antieroe gli calzano a pennello; fra le streghe, la trasformazione di Mila Kunis appare quantomeno eccessivamente repentina, ma l’attrice riesce comunque a rendere credibile l’animo tormentato di Theodora, basti pensare alla potentissima scena delle lacrime che le corrodono le guance, in cui, nonostante la flebile motivazione, possiamo lo stesso a sentire tutto il suo bruciante dolore.

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oz-1Il cinema come ultima, e più grande, illusione

Nonostante tutto, chiunque si trovi in sala, non può che venire irrimediabilmente distratto dalle atmosfere favoleggianti, oniriche, quasi metafisiche in cui il magnifico 3D di Raimi riesce a trasportarci, grazie non solo ad un’abbagliante cromia, ma anche all’uso della tridimensionalità giocata fino a bucare lo schermo, e di una coinvolgente profondità di campo, basti pensare ai superbi titoli di testa. Un vero sogno ad occhi aperti per bambini di qualsiasi età, di cui ci sentiamo partecipi in prima persona, grazie a scene sapientemente costruite, come quando Oz viene trasportato lungo un fiume e, grazie all’assunzione del punto di vista del protagonista da parte della telecamera, proprio come nelle attrazioni dei luna park, ci sentiamo trasportati anche noi.

Forse il vero mago è proprio lui, Raimi, che riesce a giostrare con maestria una potenziale patata bollente come poteva essere il prequel di un film così amato, riuscendo perfino ad introdurci in un universo che conosciamo tanto bene facendocene meravigliare ancora, svelandone i lati più oscuri e alzando ulteriormente il livello della tecnologia 3D. E se il regista è il mago, il cinema ne è la magia, la più grande illusione, e Raimi non perde l’occasione per esprimere la propria personalissima dichiarazione d’amore nei suoi confronti, come già Scorsese prima di lui. Ritroviamo infatti, oltre Thomas Edison e le sue invenzioni, una fortissima autoreferenzialità nell’incipit del film, tutto in bianco e nero nel vecchio formato  1.33:1, lo stesso usato da Fleming nel ’39, e nella conclusione, vera lode al colore, alla potenza e alle origini della Settima Arte.

OZTGP_009H_G_ITA-IT_100x143.inddUn incantesimo disatteso

Purtroppo però, si sente la mancanza di quella vena poetica necessaria a farne un vero classico: lo spettacolo c’è, i riferimenti iconografici anche, ma il film, nondimeno superiore a qualsiasi altro recente rifacimento cinematografico di vecchie favole, spesso manca di spirito e di profondità, tanto da risultare, da questo punto di vista, uno show per bambini. “Grande e potente? – commenta James CrootPiù semplicemente buono e piacevole.”

In ogni caso, grazie anche ad un incasso globale di oltre 150 milioni di dollari (per ora) e il primato nella classifica americana, la casa di produzione ha già affidato allo sceneggiatore Mitchell Kapner l’incarico di scriverne il sequel.



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